01-Cappello


   Filosofia. D'altronde sono solo un impiegato, ex informatico, ex quasi-odontoiatra, ex odontotecnico, ex un-mucchio-di-cose, che caspita ne so io di filosofia? Ecco: questo mi elimina ogni responsabilità verso tale dotto argomento, quindi posso dire le scemate che ritengo più opportune senza per questo rischiare il linciaggio. "Non è mica colpa mia, dottò, io mica so' filosofo!"

   Non so come si sia potuto parlare di filosofia prima dell'invenzione del cinema.
   Siamo seduti in una buona poltroncina a gustarci la storia, tutti presi dalla trama e occupati a tessere considerazioni sui vari personaggi, concentrati sul film come se non esistesse altro, come se fosse vero.
   Filosofia è qualunque pensiero ci porti fuori di quella trama e di quei personaggi, ponzando sulle turbe psichiche del regista, sulla realtà della finzione, sulla tela bianca in cui raggi di luce creano la realtà. 
   Ecco, questa è filosofia. Qui snocciolerò senza alcuna pretesa alcune riflessioni fuori dello spettacolo cinematografico che mi sono sembrate più divertenti, affascinanti o addirittura giuste. Per me, ovvio. Posso farlo: tanto mica so’ filosofo, dottò!

02-Rilassati e goditela


   Ci hai fatto caso?
   Di solito ci sono due classi di istruzioni per la vita. Quelle che ti dicono “rilassati”, e la parola fa venire alla mente meditazioni, monasteri improbabili, giardini zen e calma imperturbabile anche in mezzo a una manovra economica del Governo Monti; poi ci sono quelle che ti dicono “goditela”, e quel porco di Bukowsky ridacchia al sentirlo pregustandosi una cattedra in filosofia da riempire di bottiglie di pessimo whisky e giornaletti porno.
   Ecco, con gli anni ho capito che la mia filosofia è quella del “rilassati e goditela”. Non potrebbe essere altrimenti se ci pensi. Il sorriso da Stregatto che resta stampato sulle facce tonde dei grandi del “rilassati” non sta mica lì per questioni di look. Se c’è è perché si divertono a stare esattamente lì in quell’esatto momento a fare esattamente ciò che stanno facendo: se la godono insomma. Nel momento stesso in cui non si dovessero più divertire dovrebbero essere i primi ad alzarsi e andarsene in cerca di qualcosa di più appagante, no?
   Viceversa il vuoto d’anima che crea il “goditela” con tutta la sua adrenalina a zittire ogni bisogno diventa presto una corsa all’emozione fine a se stessa se non ti rilassi prima, se non pensi che quello è il tuo mondo, se non ti riempi di quelle basi che solo la rilassatezza del vivere può darti, come fosse un ammorbidente dell’anima. Un supercoccolino concentrato per anime inamidate. :) (oddio, l'ho scritta davvero una scemata simile?)

   Ora la domanda è: come ci si può rilassare in mezzo a questo caos? E come ci si può divertire se ci sono cose orrende come la manovra economica del Governo Monti in agguato?
Ma se lo spiego ora questo post diventa troppo lungo. :)

03-Il Re dell'Universo


   Ogni volta che diciamo “il mondo” diciamo una cosa inesatta. Io non so cosa sia il mondo, io vivo nella mia città, faccio i miei viaggi, vedo i miei conoscenti: non posso parlare del mondo ma del mio mondo.
   Hehee, sembra una differenza da niente, eh? Invece cambia tutto. Noi vediamo il mondo attraverso i nostri sensi. Il che significa che non vediamo tutto: poniamo l’attenzione su pochi particolari di quelle poche immagini di un iiiimmmmmenso mondo che ci sta intorno. E con quello abbiamo la presunzione di parlare del tutto.
   Naaa, mettiamo le cose in chiaro: ognuno può parlare del suo cortile, non oltre. E generalizzare è un azzardo peggio del rilanciare a poker con una coppia di due in mano.
   Il mio mondo, tutto ciò che ho, tutto ciò di cui posso parlare, prende corpo nella mia mente, quando i miei sensi lo portano dentro di me. Ecco, la prossima volta che mi dicono “sei grasso” mi metterò a ridere.

   Questo concetto apparentemente scemo (no, non parlo del grasso, sii serio! Almeno tu!) sposta l’attenzione. Chi c’è al centro del mondo? Io. Tu, che leggi, sei al centro del tuo mondo. Ognuno è Signore e Padrone del proprio Universo. Un Universo imperfetto, simile a un cortile visto con una lente distorta, ma sempre un Universo patentato e certificato, sia chiaro.
   Il Re del Mio Universo decreta che questo post è abbastanza lungo e va chiuso qui. Tiè.

04-Sogni d'oro


   Veniamo al dunque.
   Rilassati e goditela. Sei il centro del (tuo) intero Universo. Embè?
   Veniamo al dunque.
   Ah già l’ho detto, eh?
   Beh, veniamoci.

   Un mucchio di fiabe, dottrine, sogni dicono “otterrai ciò che desideri se solo lo desideri abbastanza”.
   Hehee, ma per carità! Sai che disastro? Mi ti immagini andare in giro svolazzando con un codazzo di gentildonzelle adoranti che chiedono il mio autografo mentre al cellulare dico al mio agente “OK, compra la Apple”?
   No esimi colleghi. Le parole hanno confini precisi. I desideri sono tali, non sono realtà, e la nostra mente lo sa: non li farà mai diventare realtà, nonostante i suoi indiscussi poteri da Re dell'Universo. Così i sogni: Zeland lo spiega bene, sognare non serve a nulla. Devi sapere senza dubbi che ciò che vuoi ottenere l’hai già ottenuto, dice lui, e se non ce l’hai è solo perché l’hai ottenuto in un futuro prossimo. Mettici un pizzico di meccanica quantistica stile “il tempo è un cristallo” (non l’ho capita ma suona bene) e avrai una Filosofia Doc. Le paure, quelle sono più facili da realizzare, automaticamente ti dici “ecco lo so che accadrà questa cosa tremenda” e accade. Ti pareva che c’era la fregatura.
   Io dico di più: non basta portare il desiderio nella sfera delle cose che concettualmente già ci appartengono di diritto. La nostra psiche è bastarda forte. Non ci semplifica molto il lavoro.
   Per fortuna.
   Noi non otterremo mai ciò che vogliamo. Otterremo al suo posto, grazie al cielo, una cosa più importante: ciò di cui abbiamo bisogno.

   Siamo al centro dell’Universo, pronti a sollazzarci, ma non per nulla: per imparare, per progredire. E per evolverci non serve il codazzo di gentildonzelle adoranti. Anche se avrei avuto idee interessanti su cosa fare della Apple.

05-Aiuta il prossimo tuo. O anche no.


   E veniamo alla cosa brutta. Beh, con una caterva di preconcetti che uno a uno ci siamo costruiti mica si può parlare per più di tre post senza urtarne qualcuno, no?
   Ecco la prima: se siamo al centro del nostro Universo, se abbiamo non ciò che desideriamo ma ciò di cui abbiamo bisogno per evolverci, dobbiamo rivedere tutto con nuovi occhi.
   Lo dico io che ho gli occhiali rotti e sto aspettando da una settimana quelli nuovi.
   Normalmente proviamo pietà, partecipazione, sensi di colpa per gli altri, per i loro problemi. Ora non abbiamo più scuse, e no: gli altri hanno - come noi d’altronde - i problemi che servono loro per evolversi. Non diventi mica bravo a questo videogioco se non incontri orrendi mostriciattoli da superare. Solo che questo videogioco qui lo creiamo noi, e scegliamo noi come e cosa superare per imparare… OK, OK, in un altro post, ora torniamo a noi.
   Se io non avessi passato i miei schifosissimi problemi non avrei capito molte cose. Se non avessi sbagliato come un pollo oggi sarei più ignorante. Beh, diciamo meno evoluto, così nessuno può appellarsi alla inconfutabile esistenza della mia ignoranza.

   Ognuno ha bisogno dei suoi problemi e per imparare lezioni toste ci vogliono lezioni toste. Se qualcun altro ci scrive il compito in classe al posto nostro noi non impariamo un piffero.
   Per questo se prima mi crucciavo di risolvere i problemi altrui ora mi guardo bene dal farlo: vivo meglio io e do agli altri la possibilità di imparare dalla lezione di cui hanno bisogno.
   Che poi quella lezione possa essere “quello scemo non mi ha aiutato” è solo un particolare irrilevante. :D

06-Il valore della vita


   Insomma, facciamo un passo indietro. Ci vuole. Ops, attenti al burrone.
   Dico di rilassarsi e godercela, di non aiutare così pedissequamente il prossimo, di vedere la vita come un videogioco dove i problemi sono lì a mo’ di lezioni e possiamo risolverli divertendoci. Ma, porca maiala suina, stiamo parlando della vita, mica di una mozzarella! Possiamo sprecarla così, possiamo vederla sprecare così in chi ci sta intorno?
   Ecco. E qui sta il confine.

   Ci metterei troppe righe a spiegarlo ma il succo è che per me questo mondo non è poi così reale, questa vita non è poi così unica. Che non sia reale beh facile a immaginarsi: se il mio mondo è una proiezione interna di una cosa che sta là fuori e che finché sta fuori non potrò percepire, tanto che devo portarla dentro la mia mente facendone foto, registrazioni, fax tramite occhi, orecchie e pertugi vari, allora ciò che vivo non può essere mica la realtà vera certificata e garantita.
   Ma qui non voglio dilungarmi. Non ora. Partiamo dal fatto che io, che tanto mica sono un filosofo, sono convinto che la realtà di reale abbia ben poco, e che noi in questa palestra pro-evoluzione, in questa sala cinematografica istruttiva, entriamo e usciamo senza per questo smettere di essere.
   Al momento non ha importanza, contrariamente a quanto dice il neurologo mentre mi infila la camicia di forza, ma mi pareva onesto specificare che questo è ciò in cui credo.

   Quindi questa vita è solo una briciola, una di tante, una delle tante forme con le quali potremmo fare scoreggine nell’atmosfera di questo pianetuzzo. Va rispettata ma non sopravvalutata.

07-Carte e regole


   Ci creiamo il mondo, neh? Viviamo ciò che ci serve per evolverci, nevvero? E il mondo, il mio mondo, è solo qualcosa dentro di me, reale quanto un sogno dopo aver mangiato peperoni la sera, giusto?
   Ma come funziona tutto ciò? Quali regole, che meccanismo c’è?

   Prendiamo le carte da gioco. Abbiamo diversi tipi di carte divisi in mazzi omogenei (MAI mescolare le napoletane con le piacentine per favore!) e tante, tante regole. Ecco, così è questo mondo. Caspita. Abbiamo tante, tantissime carte. Poi arriva qualcuno a spiegarci le regole di questo gioco che si chiama briscola e noi ci adeguiamo, iniziamo a capire, sappiamo come muoverci. Poi incontriamo un altro che ci dice “Ma no, le regole sono differenti, più profonde” e ci spiega scala 40. E magari ci attizza contro gli infedeli che vogliono imporre le regole del rubamazzo. Apostati.

   Il fatto è che qualunque regola funziona, basta che la facciamo nostra. Possiamo credere nel Tre di Briscola o nella Scopa, tutto funziona nello stesso modo. Poi magari scopriamo che con le carte potevamo anche costruirci castelli o piatti o lanciarle dalla finestra, è uguale.
   Credici, seguila, diventerà la tua regola, qualunque essa sia. Non perché sia più valida delle altre ma solo perché decidi di seguirla, di farne la tua regola.
   Puoi essere cristiano, musulmano, ateo, puoi pregare Sua Spaghettosità dei pastafariani, la validità non cambia. È solo il modo, che qualunque sia è sempre unico e superiore a tutti gli altri, con cui la tua realtà, il tuo gioco, comincia a funzionare. Il tuo mondo segue le tue regole. C’è da stupirsi?
   Bada solo a sceglierti delle regole che ti piacciano! :)

08-Colpe o scarpe?


   La ricerca della Verità quindi è tempo perduto, come la ricerca di un idraulico quando è Natale, domenica e sta nevicando da dio.
   La verità è sempre business delle religioni e le religioni cercano di accalappiarti a doppia mandata con una bella dose di sensi di colpa.
   Beh, vedendo che noi non siamo responsabili degli altri (che hanno ciò che a loro serve per evolversi), vedendo che ogni regola che scegliamo di mettere sull’altare funziona pari a qualunque altra, vendendo che il nostro unico scopo è evolverci mentre rilassati ce la godiamo, perché mai dovrebbero esistere sensi di colpa?
   Magari perché ci servono per spiegarci una lezione, magari perché dobbiamo riuscire a superarli o gestirli per imparare e passare l’esame.

   L’importante è che scegliamo noi in cosa credere. E di conseguenza scegliamo il mondo. Se scegliamo di combattere contro tentazioni avremo tentazioni da combattere, se crediamo che la felicità si debba conquistare lottando e perseverando contro le ostilità ecco che ci arrivano ostilità contro cui lottare e perseverare. Chi sceglie i sensi di colpa, beh, mi spiace per lui: sarà dura ragazzo!
   Io sinceramente sono convinto che l’illuminazione, o almeno qualche pensiero simpatico e divertente, arrivi passeggiando da soli. Avrò strade e scarpe comode, che altro? :)

09-Attento a ciò che desideri, eh?


   Ecco, quello che scegliamo come realtà sarà la nostra realtà. Questo avrebbero dovuto spiegarmelo prima che io scegliessi di essere impiegato in quel buco d’ufficio, porca vacca.
   Niente desideri, niente sogni: non funzionano, ci vuole proprio la convinzione di cosa sia reale e cosa no. Di cosa ci sia richiesto fare in cambio del nostro premio, della meta.
   Attenzione alla trappola, mi raccomando: se noi crediamo di dover combattere per ottenere, ci arriveranno combattimenti. Se noi ci concentriamo sull’ottenere, beh, le cose cambiano, no? :)
   Dobbiamo concentrarci sul fine, non sui mezzi o sulle difficoltà da superare per ottenerlo. Non dobbiamo fossilizzarci sui nostri errori ma sulla perfezione. Non dobbiamo concentrarci sui soldi ma sugli oggetti che con essi vorremmo acquistare (sì, questa l’ho rubata a Zeland). Il fine, il fine è lo scopo, non i mezzi. Anche se, hehee, c’è una bella eccezione… No, questa la racconto poi. :)

   Io consiglierei di scegliervi delle regole semplici, dirette, che arrivino lontano. Che non vi facciano accontentare del poco ottenuto subito a grande fatica, ma che con un sano “rilassati & goditela” vi accompagnino in un viaggio che arricchisca occhi e anima.

10-Viaggiatori e Torri


   Ecco, parlavo di un’eccezione. Solo una.
   Siamo qui in questo finto ma stupendo spettacolo per imparare, rilassandoci e godendocela.
   Una lezione la si impara mentre si svolge. Un viaggio lo si gode mentre si cammina. E così questa vita, arrivare da qualche parte non è importante, l’importante è camminare, imparare lungo il cammino, non chiuderci. 

  Aspetta, rimedio una scemata che avevo scritto sull’iPhone giorni fa per sottolineare il concetto:

   Appurare che la felicità si trova lungo il percorso per arrivare alla meta, e non nell'aver raggiunto quella stessa meta, ci cambia la vita.
   L'importante non è più raggiungere e tenere, l'importante è trovare la direzione in cui incamminarsi e godersi il viaggio.
   Una volta in cammino bisognerà evitare le distrazioni che ci portano su altre strade ma stavolta i rallentamenti non genereranno ansia o preoccupazione, anzi, saranno occasioni di godere più a fondo quel tratto di strada.
   Noi stessi non ci identificheremo con torri pronte a difendere le mete conquistate o eserciti in cerca della strada più breve e del mezzo più veloce per traslocare in fretta verso terre promesse, ma saremo mentalmente viaggiatori leggeri dal bagaglio minimale e dal passo tranquillo decisi a godersi al meglio il viaggio. La meta non ci deluderà, non è lei il premio. La fretta sarà solo uno spiacevole impedimento a godere oggi del viaggio. L'approvazione altrui, tanto cara a chi sbandiera le mete conquistate, non ci riguarda, come non ci riguarda approvare gli altri dal momento che li vediamo come gente in cammino su una strada diversa dalla nostra e quindi non giudicabile. Non misureremo noi stessi né in mete raggiunte né in chilometri fatti ma solo sulla qualità del viaggio, su quanto ne abbiamo goduto e appreso.

11-Messia punk


   Allora.
   Siamo tutti viaggiatori senza meta, ognuno nel suo cortile d’Universo, ognuno con le proprie regole valide quanto quelle di tutti gli altri. E allora, che ti viene in mente?
   Che siamo tutti incredibilmente uguali.
   Senza meta non c’è chi è più avanti di altri.
   Il sommo guru, il gelataio che nel suo paese era un ingegnere, il Messia Unico Garantito, il capoufficio rincoglionito. Tutti ma proprio tutti: uguali.
   Noi però più degli altri: siamo sempre i Signori Supremi del nostro cortile, no? Quel cortile che è tutta la nostra vita, che racchiude tutto ciò che comprendiamo del mondo.

   Di conseguenza, cari Signori del Tempo e dello Spazio, nessuno è avanti a noi, nessuno è superiore a noi. Né inferiore, chiaro. Potremo avere maestri occasionali, li avremo, e non è detto che debbano essere più evoluti di noi per insegnarci qualcosa, ma non avremo mai e poi mai superiori. Nessun sacerdote, nessun guru, nessun messia. Nessun dio. Dio stesso, se crediamo che ce ne sia uno, sarà un nostro pari, il nostro amico con cui passeggiare e chiacchierare “ma secondo te questa cosa come funziona?”, con cui scambiare idee anziché ascoltare monologhi o inoltrare preghiere.
   Finché riteniamo qualcuno superiore a noi ci mettiamo un ostacolo alla nostra evoluzione: non potremo mai superare quel mito, quel campione, perché lui è superiore, non potremo finché riterremo che loro possono fare i miracoli, ovvio che sì, ma noi no, ovvio che no.

   Hai presente il movimento punk? Nella musica erano persone comuni, spesso incapaci di suonare, che salivano su un palco. E hanno fatto pensare al pubblico “se suonano loro allora possiamo farlo anche noi”. Ecco, noi abbiamo avuto grandiosi messia punk ma ogni volta li abbiamo trasformati in inarrivabili divi del rock. Certo che per noi è più comodo, vuoi mettere? Ci evitiamo la fatica di evolvere, “lui può e io no”, abbiamo un’ottima scusa per restare fermi. “Io mica so’ un messia, dottò!”
   Eh. Per questo io mica so’ filosofo, dottò, però scrivo lo stesso de filosofia!

12-Scordati la birra


   Beh, questa la devo proprio scrivere.
   Se ognuno è il S&P (Signore & Padrone) del proprio Universo, se ognuno si può scegliere le regole con cui interpretare il proprio Universo, se ognuno ha a disposizione non ciò che desidera ma ciò che gli serve…
   Domanda: a che cacchio serve che io scriva queste scemenze?

   Ecco. Ognuno ha ciò che gli serve per evolversi. Io avevo il desiderio di scrivere, magari per mettere in ordine i miei pensieri, o magari perché un lettore se capita qui è perché ha bisogno di leggere queste righe. E poi magari io ho bisogno del suo “ma te sei proprio fuori di testa”, non so, però so che spesso i concetti ci entrano in mente come cose sbagliate, stanno lì a maturare anni e poi di colpo assumono colori e forma e diventano la Vera Verità Rivelata.

   C'è sempre un anello nel percorrere questo viaggio nel cortile, sarà perché il cortile è chiuso ma vedo che a un certo punto si torna a quella che era la partenza. Solo che a vederla ora ha tutto un altro significato, la si guarda e si comprende, finalmente. E si è pronti a fare un altro giro.
   Per me il segno di aver finito il primo giro del cortiletto è stato un libro, “Illusioni” di Richard Bach. Ritrovato nello stesso punto, ma sono cambiato io (e no, non mi metto a dieta, chiaro?) quindi ora non è più un punto di partenza ma un riassunto di tutto ciò che ho visto nel mio Universo, pardon, nel mio cortile.
   Magari queste righe sono qui per permettere a un unico lettore, te, di pensare “ma che cacchio ci sto a fare su Internet a leggere boiate?”, chiudere tutto e uscire nel tuo cortile in cerca di una birra. Poi, lo sai, non troverai ciò che desideri, ma ciò di cui hai bisogno. Quindi scordati la birra.